venerdì 24 gennaio 2020

L’omino di carta che attraversò il mare




Illustrazione : Francesca Dutto

Un giorno un omino di carta, decise di attraversare il mare, per vedere cosa c’èra dall’altra parte. Giunto sulla spiaggia, mise la punta di un piede di carta nell’acqua e questo s’inzuppò, facendo cadere rovinosamente l’omino sulla sabbia bagnata. Un bambino, che giocava con paletta e secchiello poco più in là, corse a soccorrerlo : ” Ma cosa fai ? Sei matto ? Tu sei un pezzo di carta, non puoi bagnarti, altrimenti ti scioglierai nell’acqua ! “ E così dicendo lo sollevò con le manine e lo mise ad asciugare al sole. Quando fù completamente asciutto, l’omino si sollevò a fatica e guardò il mare piangendo, quel bambino non c’èra più, molto probabilmente era rientrato a casa per cenare, in effetti nel frattempo era calata la sera e una grossa luna tonda riempiva il cielo punteggiato di stelle.

Il bambino però aveva dimenticato il suo secchiello e all’omino venne un’idea, se l’avesse anche solo preso in prestito ? Al suo interno l’acqua del mare non poteva raggiungerlo e lui avrebbe potuto tranquillamente attraversare la grande distesa d’acqua nera e leggermente increspata dalle onde.
Così, trascinò a fatica il secchiello fino a riva e ci saltò dentro, poi attese che un onda un pò più lunga raggiungesse la battigia e prese il mare. Le onde lo portavano sempre più lontano e lui era felice sarebbe riuscito a raggiungere quello che c’èra dall’altra parte e mentre pensava a quante avventure lo attendevano una volta giunto a destinazione, cullato dolcemente dalle onde, si addormentò.

Il mattino seguente si risvegliò di buon’ ora e il sole stava sorgendo proprio sopra di lui, lo guardò con ammirazione. ” Come sei fortunato. ” Pensò ” Tu si che da lassù puoi vedere ogni cosa, tu sai cosa c’è al di la di questo grande mare ! Presto però lo scoprirò anche io. ” Non riuscì a terminare la frase che una goccia d’acqua scese dal cielo e gli bagnò un braccino. Il povero braccio di carta si afflosciò e guardando nuovamente in alto, l’omino si accorse che stava cominciando a piovere seriamente, questa volta per lui non ci sarebbe stato scampo. Mentre il secchiello si riempiva piano piano d’ acqua e lentamente affondava sempre più giù, l’omino galleggiava zuppo d’acqua, sulla superficie del secchiello e anche se ormai aveva smesso di piovere, lui si rassegnò a disciogliersi nell’acqua salata, proprio come gli aveva detto quel bambino.

Un pesciolino che nuotava li vicino s’intristì nel vederlo così, chiamò allora a raccolta tutti i suoi amici e insime a loro, trasportò sul dorso il secchiello fino a raggiungere un isolotto poco distante. Con il musino spinsero il secchiello a riva, rovesciandone il contenuto, l’omino venne trascinato dall’acqua su alcuni sassi ai quali si appiccicò e restò così immobile. Un braccino di carta si era staccato, attese che il sole uscisse nuovamente dalle nuvole per asciugarsi completamente e con una goccia di acqua che era schizzata sopra un ciottolo lì vicino, se lo riattaccò. Si guardò intorno, si trovava su un’ altra spiaggia e decise di incamminarsi sull’isolotto quando un forte vento incominciò a soffiare e a soffiare, lui non riusciva nemmeno a restare in piedi.

Così decise di attendere che si calmasse un pochino, si mise due sassi sopra ai piedini di carta e attese oscillando nel vento che questo decidesse di lasciarlo in pace. Passava nei pressi un tappeziere che vedendo l’omino di carta fra i sassi della spiaggia, decise di prenderlo per realizzare una maschera di cartapesta per il suo bambino, dato che il Carnevale era alle porte. L’omino non potè opporre resistenza e in men che non si dica si ritrovò nel laboratorio di quell’uomo, in un grande mastello ricolmo di carta straccia e di giornali, e gli vennero gettati addosso gesso, colla da parati in polvere e colla liquida ed infine olio di lino. Poi il mastello fù riempito d’acqua e coperto. L’omino si sciolse completamente in quella mistura, unendosi agli altri pezzi di carta e giornale e rimase sul fondo del secchio per ben due giorni ad attendere il suo destino.

Il terzo giorno, il tappeziere tornò nel laboratorio e lavorò a dovere la miscela creando l’impasto, poi condusse lì il suo bambino: ” Allora Matteo, quale maschera vuoi che ti faccia il tuo papà per carnevale ? ” ” Non voglio nessuna maschera, io voglio travestirmi da marinaio ” Rispose prontamente il bambino. ” Ma ho preparato la carta devo solo creare la maschera che preferisci e adornarla ! ” ” No,no e poi no io voglio essere un marinaio, usa la cartapesta per farmi una bella barchetta così che io possa arrivare alla festa di carnevale con una nave ! ” Il padre era sconcertato ma decise di accontentare suo figlio e costruì una grande nave di carta, la verniciò con colla impermeabile, perchè il bambino potesse anche metterla in acqua e tutto contento la consegnò a Matteo. Il bambino era felicissimo e corse in spiaggia a giocare insieme agli altri bambini tutti travestiti per il Carnevale. Quando giunse la sera e il vento ricominciò a soffiare, i bambini rientrarono nelle loro case e Matteo dimenticò la sua barca sulla spiaggia.

L’omino di carta intanto si era mescolato ad altra carta e anche se non aveva più la stessa forma, si sentiva più forte che mai, più resistente e… Più grande. Ancora una volta il vento si accanì sulla spiaggia, spingendo senza volere la barchetta in acqua e questa galleggiando nello stupore dell’omino, navigava tutta fiera sospinta dal vento. Navigò giorno e notte per molto tempo, il vento soffiava sempre nella direzione della sua vela, come se volesse aiutare l’omino a realizzare il suo sogno di attraversare la grande distesa blu e raggiungere l’altra parte del mare. E ci riuscì, arrivò dall’altra parte e indovinate un pò cosa trovò ? Un’altra grande, grandissima spiaggia.

Fù così che un giorno un minuscolo omino fatto di carta e parole, nonostante le sue ridotte dimensioni e la sua fragilità, prese il largo con il suo carico, per diffondere un importante messaggio, quello di credere nei propri sogni e portarli in tanti porti lontani. Navigando giorni e notti, sospinta dai venti che soffiavano a suo favore, questa barca, approdò finalmente in acque tranquille, calme e rassicuranti. Il suo Armatore, una piccolo uomo anch’esso di carta, pieno di sogni e buona volontà l’aveva portata fino a qui, dall’altra parte del mare. Certo qualcuno aveva costruito per lui lo scafo, gli alberi e l’aveva dotata di vele ampie e forti, la barchetta aveva tutto ciò che le sarebbe servito per ” prendere il mare “. E il comandante ? Il piccolo omino di carta coraggioso che si era imbarcato in questa avventura era convinto che questa volta la sua nave sarebbe potuta arrivare ancora più lontano. Fù così che la chiamò Speranza.

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